Evoluzione normativa dei rifiuti
Con il sorgere della questione rifiuti la normativa italiana in materia ha avuto un impulso eccezionale. Precedentemente essa era caratterizzata da una quasi totale assenza di disciplina legislativa, le uniche disposizioni che venivano emanate riguardavano la pulizia degli abitati, degli ambienti e degli spazi interni ed esterni.
Le prime emanazioni sui rifiuti, ovviamente di natura ben diversa da quelle attuali ma completa delle indicazioni su chi doveva effettuare la raccolta e chi doveva vigilare su di essi, potremmo farle risalire ai tempi dell'Impero Romano (III sec. a.C.) quando le leggi che regolavano la pulizia delle strade ne affidavano l'esecuzione ai privati frontisti, mentre la sorveglianza competeva agli edili.
Da un recente studio del dottor Mauro Marini sul profilo storico della produzione dei rifiuti solidi urbani nel comune di Macerata[1] abbiamo una ulteriore conferma del ruolo degli edili in materia di rifiuti. Con la creazione della Praefectura Urbis da parte di Augusto, infatti, si tolgono agli edili le principali funzioni eccetto quella della cura della nettezza urbana, intesa come mantenimento della viabilità e delle quote stradali, alterate dai continui scarichi di macerie. Ancora Marini riporta nel suo studio come anche i magistrati medievali non mancavano di emettere ordinanze contro l'insudiciamento delle strade senza peraltro organizzare una qualche forma efficace di raccolta dei rifiuti a domicilio.
Restando nell'analisi storica del fenomeno, ma compiendo un notevole balzo di secoli in avanti, scopriamo che a Macerata furono emanate norme a salvaguardia del decoro della città. Il capitolo XXVII degli Statuti Supposti , fatti risalire al 1288, vieta di riversare nelle strade e piazze comunali tutto ciò che può emanare fetore e che possa essere sentito da chi passa compreso il getto delle immondezze ecc.; mentre nei Supposti del 1342 era previsto l'appalto della mondezza della piazza, l'impianto delle cloache e dei condotti ed era vietato buttar acque dalle finestre [2].
Macerata è tra le prime città della penisola italica a prendersi cura della regolamentazione per la pulizia degli ambienti comuni sia per motivi igienici sia per decoro cittadino. A conferma di questa particolare attenzione la Delegazione Apostolica e Magistratura di Macerata nel 1839 elaborò un nuovo regolamento che obbligava principalmente i cittadini ad astenersi dallo sporcare le strade pubbliche e che ci fornisce un interessante spaccato della Macerata dell'epoca:
“Nessuno di qualunque età, sesso, grado e condizione potrà mai di notte né di giorno gittare o far gittare nelle pubbliche Strade dalle finestre, bassi fondi o Botteghe, comprese quelle dei Barbieri, Immondezze di sorta alcuna fluide o solide […]. Li Contravventori saranno sottoposti a quelle pene che si commineranno in appresso […]. I possessori tutti di qualche quantità di Letame, che sia o sparso o ammassato in qualunque parte della Città, o nel Circondario delle Mura e dei Sobborghi, dovranno nel perentorio termine di giorni Venti dalla pubblicazione di questo nostro Editto portarlo o farlo portare in quei Campi, o Cortine all'ingrasso delle quali è destinato. Scorso detto termine si procederà alla confisca del Letame, che non si sarà asportato[…]. Rimanendo egualmente vietato ogni Ammasso di cementi di Fabbriche, di Calcinacci, o di terra nell'interno della Città e Circondario delle Mura e Sobborghi, dovrà questo rimuoversi nel suaccennato termine di giorni Venti [3]”.
Nonostante l'esistenza di tali precise direttive, alcuni amministratori dell'epoca non si ritenevano comunque soddisfatti della situazione igienica cittadina e nella seduta del Consiglio Comunale del 20 dicembre 1868 il Primo Assessore così si rivolgeva all'assemblea descrivendo le condizioni igienico-sanitarie di Macerata [4]
“[…] quanto alle leggi di polizia urbana la loro esistenza insieme colla loro continua e flagrante violazione è una derisione che non dev'essere[...]. In una città che si rispetti a' dì nostri non è più tollerabile il lezzo che vedesi qui in tutte le strade e piazze.”
Si pensò quindi di ovviare al problema con una soluzione molto all'avanguardia, decidendo cioè di appaltare a privati la pulizia delle strade: “Intanto avendo osservato che nel bilancio era stanziata la somma di Lire 1135 per provvedere alla nettezza pubblica ed alla remozione della neve io proponeva alla Giunta di tentare un appalto di tale servizio pubblico compilando un capitolato o regolamento di appalto”.
Il Consiglio Comunale di Macerata risolse normativamente il problema della pulizia delle strade e dei rifiuti con l'emanazione di un regolamento nel luglio del 1910. Questo regolamento aveva lo scopo di mantenere costantemente pulite e sgombre tutte le strade, le vie e qualunque altro spazio pubblico della città e per la prima volta introdusse la raccolta di tutte le immondizie domestiche dalle case [5]. In esso troviamo un concetto sorprendentemente moderno, affidandoci ancora allo studio di Marini [6] scopriamo “l'obbligo di mantenere separato il materiale atto alla produzione del concime da quello di rifiuto. A tale uopo nei locali di deposito provvisorio i luoghi di scarico dei diversi materiali saranno tenuti distinti”, mentre agli scopini erano demandati i compiti di concordare con le famiglie e i commercianti le modalità di ritiro delle immondizie.
La prima disciplina organica in materia di rifiuti dello Stato Italiano si ebbe nel 1941 con la legge n.366, con questa si rendeva obbligatoria per i Comuni l'assunzione diretta, con diritto di privativa, dei servizi di raccolta, trasporto e smaltimento di tutti i rifiuti solidi urbani e più specificamente: a) delle immondizie e dei rifiuti delle aree pubbliche (rifiuti esterni); b) delle immondizie e dei rifiuti ordinari dei fabbricati a qualunque uso adibiti (rifiuti interni). Altra importante novità introdotta dalla legge del 1941 fu l'estensione a tutti i cittadini dell'obbligo di pagare la tassa prevista per il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti. Quest'ultimo aspetto ci fa capire come i rifiuti iniziano a rientrare tra i fondamentali interessi pubblici relativi alla tutela ambientale e al recupero e riutilizzo dei materiali.
Con l'avvento della Comunità Europea la legislazione sui rifiuti subisce notevoli passi avanti. Il recepimento delle direttive CEE n.75/442, n.76/403 e n.78/319, il DPR n.915 del 1982 detta l'impalcatura della disciplina delle attività di raccolta e smaltimento di quasi tutte le tipologie di rifiuti (la legge 366 del 1941 riguardava solo i RSU) e introduce novità soprattutto nell'articolazione delle competenze tra Stato, Regioni, Province e Comuni. Il Decreto anche se impone l'obiettivo di incentivare forme di riduzione della produzione dei rifiuti, il loro riutilizzo, recupero e riciclo, non specifica però come e con quali strumenti raggiungerlo. In ogni caso prende l'avvio in Italia un processo di regolamentazione che porterà fino al Decreto Legislativo n.22 del 5 febbraio 1997. Questi i passaggi fondamentali [7]:
1984 - Deliberazione Comitato Interministeriale del 27 luglio , vengono emanate norme tecniche riguardanti la classificazione dei rifiuti, la raccolta e il trasporto, gli impianti di trattamento, il recupero e lo stoccaggio;
1986 - Legge n.349 , viene istituito il Ministero dell'Ambiente;
1987 - Legge n.441 , vengono date disposizioni urgenti in materia di smaltimento dei rifiuti, viene istituito l'Albo nazionale delle imprese esercenti il servizio di smaltimento dei rifiuti e si favoriscono soluzioni di raccolta dei rifiuti che ne consentono il riutilizzo;
1988 - Legge n.475 , viene istituito il Catasto dei rifiuti e date disposizioni urgenti in materia di smaltimento dei rifiuti speciali e tossico/nocivi;
1991 – Decreto Ministeriale del 29 maggio , vengono dati gli indirizzi generali per la regolamentazione della raccolta differenziata dei rifiuti solidi;
1995 - Decreto Legge n.66 , vengono date disposizioni in materia di riutilizzo dei residui derivanti da cicli di produzione o di consumo in un processo produttivo o in un processo di combustione, nonché norme in materia di smaltimento dei rifiuti.
Si arriva, come detto, al 1997 anno del Decreto Ronchi che introduce significativi cambiamenti attraverso la fissazione di obiettivi di prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti, la promozione di tecnologie pulite e di tutte le forme di recupero, il maggiore ricorso alla pianificazione e l'incentivazione delle raccolte differenziate. In merito a queste ultime il nuovo testo legislativo stabilisce come obiettivi di raccolta differenziata all'interno di ciascun ATO (Ambito Territoriale Ottimale) i seguenti valori:
· 15% del totale dei RSU prodotti entro il 1999
· 25% entro il 2001
· 35% entro il 2003.
Il Decreto Ronchi subisce negli anni diverse modificazioni ed integrazioni che non ne cambiano però la sostanza, mentre a poco a poco vengono istituiti i Consorzi di Recupero per i diversi materiali (CONAI per gli imballaggi, COREVE per il vetro, COMIECO per la carta, CIAL per l'alluminio, COREPLA per la plastica, ecc.). Nel 1999 entra a far parte della prassi di ogni azienda il MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale, modificato successivamente con D.P.C.M. del 24 dicembre 2002) che permette di tenere quotidianamente sotto controllo la “contabilità” di tutte le quantità di rifiuti che entrano ed escono in azienda.
Si deve al Decreto Ministeriale n.309 del 18/04/2000 il regolamento del funzionamento dell'Osservatorio Nazionale sui Rifiuti (ONR), già istituito con il Decreto Ronchi.
Per quanto riguarda la normativa della Regione Marche, di particolare rilevanza è la Legge Regionale n.31 del 1990 “Procedure e norme di attuazione del piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento rifiuti”, la Legge Regionale n.28 del 1999 “Disciplina regionale in materia di rifiuti, attuazione del D.L.vo 22/97” e il Piano Regionale per la gestione dei rifiuti del 2000.
Infine, la Provincia di Macerata è la prima provincia marchigiana a presentare il suo Piano di Gestione dei Rifiuti, approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n.99 del 22/12/2000 [8].
[1] Mauro Marini, La produzione dei rifiuti solidi urbani: profilo storico, analisi statistica e destinazione finale , 1999, Comune di Macerata.
[2] A. Adversi, D. Cecchi, L. Paci, Storia di Macerata , vol. V, 1997, Macerata.
[3] Delegazione Apostolica e Magistratura di Macerata, Regolamenti , Tip. di Ben. di A. Cortesi, 1839, Macerata.
[4] Pel. FF. di Gonfaloniere, Macerata 20/12/1868.
[5] Municipio di Macerata, Servizio Comunale della Nettezza Pubblica – Regolamento , 1911, Macerata, Tipografia P. Colcerasa.
[6] Mauro Marini, op. cit. , 1999.
[7] Fonti: Mauro Marini, op. cit. , 1999 e Glossario dei Rifiuti , op. cit. , 2003.
[8] Fonte: Glossario dei Rifiuti (2003), op. cit.