Lo smaltimento dei rifiuti
In base a quanto stabilito dal Decreto 22/97 la priorità assoluta nella gestione dei rifiuti è rappresentata dalla prevenzione e quindi dalla riduzione della loro produzione. Lo smaltimento costituisce una fase residuale della gestione dei rifiuti che viene dopo aver recuperato quante più quantità possibili. Nel nuovo contesto normativo la discarica, non avendo alcuna funzione di valorizzazione delle risorse e rappresentando un alto impatto ambientale, resta come ultima opzione per i rifiuti che non possono più essere riusati o comunque trattati.
Teoricamente, quindi, nelle discariche dovrebbero essere smaltiti solo rifiuti inerti, rifiuti specificatamente individuati da norme tecniche, rifiuti che residuano dalle operazioni di riciclaggio e di recupero o da particolari forme di smaltimento (biodegradazione in ambiente terrestre, trattamento biologico fisico-chimico ed incenerimento). L'incenerimento dei rifiuti è autorizzato dal Decreto Ronchi solo nel caso in cui ne venga assicurato il recupero energetico.
Il dato relativo allo smaltimento dei rifiuti in Italia [1] è purtroppo aggiornato al 2001, quando in discarica andava il 67% dei rifiuti urbani prodotti (19,7 milioni di tonnellate). Il dato è comunque in forte diminuzione se si pensa che nel 1998 la percentuale di rifiuti smaltiti in discarica era del 77,4% di quelli prodotti (79,8% nel 1997).
Confortante è anche il dato dei rifiuti inceneriti in costante aumento, passa dal 7,3% del 1998 (6,6% nel 1997) al 8,8% nel 2001 e nel 2002 supera quota 9%.
Le altre quote di rifiuti sono avviate a varie tipologie di trattamento, compreso il compostaggio delle frazioni organiche provenienti sia dalla raccolta differenziata che da impianti di selezione.
Per quanto riguarda la struttura logistica dei servizi di gestione dei rifiuti, in Italia sono tre i livelli di governo: l'Ambito Territoriale Ottimale (ATO), il bacino di smaltimento e l'area di raccolta.
L'Ambito Territoriale Ottimale è inteso come l'area vasta, di norma a livello provinciale, al cui interno si realizza l'autosufficienza e la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti. All'interno dell'ATO quindi deve essere assicurata una gestione unitaria dei rifiuti urbani secondo un Piano dei rifiuti predisposto dalla Provincia.
Il bacino di smaltimento e di recupero è l'area territoriale servita per uno specifico flusso di rifiuti ad uno stesso impianto. Esso dovrà garantire l'ottimizzazione tecnico-economica degli impianti in funzione delle specifiche tecnologie e la minimizzazione dei trasporti.
L'area di raccolta è, infine, l'aggregazione territoriale di base per l'organizzazione di un sistema integrato di smaltimento, corrispondono in generale a dei “sub-bacini” provinciali dove vengono gestiti i servizi di raccolta e trasporto, realizzate le piattaforme per la raccolta differenziata e per il conferimento.
Il Piano della Gestione dei Rifiuti della Provincia di Macerata è stato approvato con delibera del Consiglio provinciale n.99 del 22/12/2000 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Marche n.83 del 26 luglio 2001 supplemento n.22. Il Piano prevede che i comuni appartenenti ad un unico bacino di recupero e smaltimento individuato dal Piano Regionale debbano costituire un consorzio obbligatorio per realizzare e gestire le attività di smaltimento rifiuti. Coincidendo il territorio provinciale con l'Ambito Territoriale Ottimale dell'unico bacino di recupero e smaltimento, al consorzio obbligatorio sono tenuti ad aderire tutti i comuni.
Nella Provincia di Macerata il consorzio obbligatorio è costituito dal COSMARI che dal 1976 si occupa di smaltimento rifiuti e comprende, ad oggi, la quasi totalità dei comuni della Provincia di Macerata (52 su un totale di 57). Nella sua sede di Pollenza il COSMARI realizza nel 1982 un progetto per il riciclaggio integrale dei rifiuti attraverso varie linee di selezione con incenerimento degli scarti attraverso una linea di termodistruzione con recupero energetico.
L'impianto consortile ha oggi una potenzialità di 250 tonnellate/giorno ed una produttività effettiva di 220 tonnellate/giorno. Dei 105 milioni di kg di rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni soci nel 2000, circa 79 sono stati trattati dall'impianto consortile.
Il Comune di Macerata aderisce al COSMARI fin dal 1977 e costituisce nel 1997 la società partecipata SMEA, Società Maceratese Ecologia e Ambiente. L'azienda ha per oggetto la gestione di servizi ambientali e si è occupata sin dalla sua costituzione della pulizia, dello smaltimento e del trasporto di rifiuti. La SMEA è oggi in possesso della certificazione UNI EN ISO 9002.
Negli anni la SMEA ha ampliato la propria attività grazie all'aggiudicazione del servizio di pulizia, raccolta e trasporto, anche nei Comuni di Montegranaro, Montecassiano e Pollenza. Nel corso dell'anno 1999 la Società Maceratese ha gestito il depuratore comunale di Villa Potenza di Macerata ed ha esteso la propria attività ai servizi di derattizzazione e disinfestazione.
Alla luce di queste modifiche nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti, la situazione del comune di Macerata in questi anni è di molto cambiata. Mentre nel 1998 l'intera quantità di rifiuti prodotti è stata smaltita in discarica, specificamente in quella di località Pieve, nel 2002 in discarica ce ne sono finiti meno del 4,6% del totale dei rifiuti prodotti.
Molte novità sono state introdotte dal “Progetto di riorganizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Macerata” elaborato dalla SMEA nel giugno del 1999. Gli obiettivi principali di medio e lungo periodo che la riorganizzazione si è prefissa sono:
- il miglioramento della qualità del servizio di igiene ambientale;
- lo sviluppo nei cittadini della sensibilità verso il tema del risparmio delle materie prime;
- l'avvio progressivo per bacini ampi (intercomunali e/o provinciale) di un programma per la raccolta differenziata con particolare riferimento alla frazione umida e secca;
- l'organizzazione di un sistema di smaltimento che interagisca e si integri con il sistema della raccolta differenziata e che possa condizionare le scelte relative allo smaltimento finale;
- la verifica negli attuali bacini di utenza della presenza di materie prime-seconde da destinare alla produzione di compost e/o con valorizzazione energetica;
- la ricerca di ulteriori capacità di abbancamento in discariche;
- la verifica del fabbisogno di interventi di ripristino ambientale ad iniziare dalle aree già destinate negli anni precedenti alla coltivazione dei rifiuti.
Nel progetto si indica come indispensabile per il raggiungimento di tali obiettivi, una pianificazione che veda coinvolti sia i soggetti pubblici che quelli privati: l'Ente pubblico quale elemento di garanzia ed equilibrio, i soggetti privati per far sì che i flussi del singolo rifiuto derivante da tutti produttori siano riuniti per ottimizzare la selezione, il recupero, il trattamento e la minimizzazione dei volumi.
Lo strumento che l'Ente pubblico potrà utilizzare al riguardo, giudicato come fondamentale, sarà il passaggio dalla tassa alla tariffa come incentivo per il riciclo e la riduzione dei volumi. Già l'articolo 49 del Decreto Legislativo 22/97 stabilisce la soppressione della TAssa Rifiuti Solidi Urbani (TARSU) e prevede la sua sostituzione con un nuovo sistema tariffario. La nuova tariffa sarà composta da un binomio che comprende “ una quota determinata in relazione alle componenti essenziali del costo del servizio... e una quota rapportata alle quantità di rifiuti conferiti, al servizio fornito e all'entità dei costi di gestione, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio ”.
Il nuovo sistema tariffario permetterà di ottenere una maggiore trasparenza nella gestione del servizio, i costi saranno evidenziati all'interno dei bilanci comunali e dovranno essere coperti dall'introito tariffario fino ad arrivare alla totale compensazione. Fino ad oggi i Comuni avevano invece potuto integrare i costi del servizio attraverso risorse non derivanti dagli introiti della TARSU.
Con la nuova modalità di calcolo sarà inoltre possibile premiare i comportamenti virtuosi delle utenze che si impegnano in azioni di riduzione dei rifiuti e di raccolta differenziata, in quanto non si terrà più conto della superficie delle abitazioni (cardine della quantificazione della vecchia TARSU) e non si penalizzeranno così i nuclei abitativi a bassa densità familiare come single e anziani che, a parità di superficie abitativa presentano una minore produzione di rifiuti.
Attraverso il nuovo sistema tariffario il pagamento di questo servizio da parte dei cittadini viene così ad assumere la caratteristica di un vero e proprio “servizio personalizzato al cittadino” alla pari di altri servizi pubblici, come gas, acqua e luce, che permettono di instaurare un rapporto diretto tra chi eroga il servizio e chi ne usufruisce. Questa interazione diretta, non mediata da una tassa inevitabilmente disgiunta dagli effettivi comportamenti dei cittadini, permette di attivare politiche di riduzione dei consumi, consente di qualificare e migliorare il rapporto con gli utenti che diventano così dei veri e propri “clienti”.
Nel progetto di riorganizzazione della SMEA, infine, si giudica prioritario per assicurare un sistema semplice e chiaro per tutti, il potenziamento della raccolta della frazione organica. Parte così, nel gennaio 1999, la sperimentazione di tale servizio di raccolta nelle frazioni di Collevario, Sforzacosta e Villa Potenza.
[1]Relazione sullo stato dell'ambiente 2001 , Ministero dell'ambiente.